Il progresso tecnologico è inarrestabile e sembra rincorra se stesso in una specie di gara multiplayer: tutti sono alla ricerca della prossima, imminente soluzione perfetta, che sia così geniale da diventare “viral“, richiestissima e, quindi, anche imitata e ricercata da tutti i maggiori brand a livello globale.
Inutile dire che quando si parla di smartphone, poi, la cosa diventa di entità ancora più importante, perchè si tratta di uno strumento entrato così prepotentemente nella nostra vita, a tanti livelli, da aver sostituito una trafila lunghissima di accessori che, invece, prima dovevano necessariamente essere posseduti per svolgere le normali mansioni del quotidiano, del privato e anche del lavoro.
Macchina fotografica, agendina per i numeri di telefono, agenda planner, cellulare, computer e connessione ad internet sono solo alcune delle infinite entità collassate in quest’unico dispositivo, senza contare l’enorme quantità di app, e quindi di performance, di cui ogni smartphone, oggigiorno, può essere dotato, diventando un perfetto sostituto portatile, all’occorrenza, di un pc o di un tablet.
Ecco perchè sta nascendo progressivamente l’idea che gli smartphone del futuro debbano essere “tutto schermo”: niente bordi, niente cornice, niente comandi laterali; si stava, da tempo, cercando l’idea perfetta per lasciare campo libero al display, posizionando tutte le funzioni esterne in maniera alternativa rispetto a quella attuale.
Tra le varie proposte, sicuramente quella che ha ottenuto più consensi, nell’ultimo periodo, è stata quella di Synaptics, l’azienda che sviluppa soluzioni di interfacciamento umano per le realtà di elettronica più importanti del globo, da Apple ad ASUS, finendo a Dell, HP, LG, Logitech, Nokia, Samsung e tante altre.
L’idea di Synaptics
Secondo l’azienda californiana, infatti, entro la fine del nuovo anno avremo già ben circa 70 milioni di smartphone, costruiti dai migliori brand del mondo, ispirati ad una nuova “shape” resa possibile da un semplice cambio di posizionamento.
In sostanza, la Synaptics ha già messo in opera una produzione di massa per i suoi sensori per le impronte digitali sottoschermo: una soluzione che permetterà, come detto, di giocare di più sul look dei cellulari di ultima generazione, garantendo un’estetica a favore del large display, libero da cornici e lettori posti, com’è accaduto, ad esempio, per Huawei, sul retro del dispositivo.
Vivo: il primo brand ad adottare questa soluzione
Il marchio cinese Vivo pare sarà il primo ad equipaggiare (e testare) questa soluzione.
Il nuovo smartphone ospiterà, infatti, un sensore “Synaptics Clear ID FS9500” proprio sotto il pannello AMOLED e offrirà, naturalmente, un display senza bordi: per l’identificazione e lo sblocco del dispositivo basterà appoggiare il dito sullo schermo, in corrispondenza del lettore, in un’area che, all’occorrenza, sarà evidenziata dal simbolo di un’impronta digitale.
Per il grande pubblico si tratterà, insomma, soltanto di un cambio di abitudini.