“Is this the real life? Is this just fantasy?” cantava Freddie Mercury in uno dei brani più iconici della musica internazionale che non può che venirci in mente dinanzi a queste notizie.
Ebbene sì, a quanto pare, Amazon starebbe lavorando sul progetto di uno smartwatch in grado di leggere le emozioni umane.
Niente film fantascientifici, insomma, e niente chiacchiere da bar: a riferirlo è Bloomberg, non un qualsiasi utente Twitter, per intenderci.
Ma cosa sappiamo, ad oggi, di questo progetto audace?
Dylan, uno smartwatch “sensibile”
Può inizialmente impressionare questa notizia, ma la verità è che Dylan – così è stato battezzato il gingillo tecnologico di prossima uscita firmato Amazon – sarà uno smartwatch non solo in grado di leggere le emozioni di chi lo indossa, ma anche di dare consigli su comportamenti da attuare in situazioni particolari.
Una sorta di consigliere, di assistente personale, ma sotto forma di robot. Sembrerebbe quasi la trama di un romanzo o di un film per ragazzi, eppure il confine tra realtà e fantascienza è stato superato: il tutto semplicemente attraverso un microfono, attivabile con la voce e fruibile tramite un’app… e un’idea.
Uscita e polemiche
Al momento non si conoscono molti altri particolari sul progetto né, tantomeno, una data di uscita ufficiale.
Quello che viene assicurato è che Dylan sia già in fase di beta testing e che il tutto è nelle mani degli esperti di Amazon Lab126 (la società che si occupa di ricerca e sviluppo e hardware informatico) e della squadra che ha creato Alexa.
L’intera faccenda, ovviamente, ha suscitato non poco scompiglio tra gli utenti e gli stessi estimatori della tecnologia di tutto il mondo: l’azienda statunitense sembra chiaramente voler mettere al servizio dell’umanità degli assistenti robotici pronti ad intervenire in ogni situazione, ma quanto possono essere realmente funzionali dei consigli emozionali suggeriti da una macchina? Fin dove può spingersi, davvero, una intelligenza artificiale? Molti si sono chiesti se questa direzione non possa addirittura continuare a fomentare quei contesti di isolamento che vivono moltissimi giovani, arrivando a sfiorare o a vivere persino delle patologie psicofisiche importanti ed invalidanti.
Per rispondere a queste e a tante altre domande, comunque, bisognerà aspettare ancora un po’.